martedì 11 giugno 2013

COME EDUCARE UN CUCCIOLO DI CANE

Il modo di addestrare un cane può variare a seconda del modo di vivere del padrone, dall'ambiente in cui viene tenuto e dell'indole della razza, pero' ci sono delle regole fondamentali comuni per tutti i padroni e per tutte le razze. E' importante anzitutto riuscire a comunicare con lui; questo significa capire il suo modo di esprimersi e farsi intendere dall'animale stesso. Il cane si esprime con la mimica facciale: con la testa, le orecchie, gli occhi e la bocca comunica le sue sensazioni agli uomini.
L'animale manifesta le proprie emozioni anche con la postura del corpo, attraverso la posizione della coda e delle zampe. Infine il cane comunica mediante guaiti, uggiolii oppure abbaiando e ringhiando. E' importante sapere che se il rapporto è ben gestito, in cane non è solo un amico ma anche un sollievo dallo stress per tutti noi, a prescindere dall'età. Dobbiamo stare attenti, però, perchè il suo modo di aiutarci a combattere lo stress deve sempre essere positivo per entrambi.
L'uomo comunica con il proprio cane con le parole, la mimica facciale e la postura del corpo. I tre segnali, emessi contemporaneamente, devono combaciare; il cane, infatti, non distingue le parole almeno all'inizio, e presta maggiore attenzione ai gesti e può prendere come un rimprovero un apprezzamento fatto con modi bruschi. Anche la postura del corpo ha significati particolari per il cane: il padrone impartisce ordini in piedi ed invita al gioco se è accovacciato. Educare un cane significa insegnargli a convivere con il padrone senza creare disagi e a stare con le altre persone e gli altri animali, anche di specie diverse dalla sua.

L'EDUCAZIONE

L'educazione comincia da cucciolo e da adulto può diventare addestramento. Un cane educato è un cane più felice, ed anche il suo conduttore. Poter godere a pieno del tempo con il nostro cane è fondamentale per vivere bene con il nostro fedele amico.
Teniamo presente che si può cominciare ad educare il cane fin da piccolo: un cucciolo di soli due mesi

 è molto ricettivo ed è già in grado di apprendere i principi basilari. E’ importante che l'educazione inizi non appena il nuovo ospite giunge a casa e che sia impartita in prospettiva del cane che si vuole avere da adulto.

LA GERARCHIA

Il cane per istinto cerca nel suo nucleo, sia animale che umano, un capo del branco: il padrone deve affermarsi come tale ed il cane, riconosciuta la sua autorità, sarà disposto ad accettare gli ordini da lui impartiti. La posizione dominante del padrone deve essere riconoscibile da alcuni comportamenti, come il precedere l'animale nell'attraversare le porte, mangiare prima di lui e scegliere i posti della casa dove il cane può stare; è importante anche non subire le iniziative del cane siano esse di gioco o di altro genere. Se non si seguono queste norme basilari , il cane una volta cresciuto, si sentira' il capobranco dell'intera cominita' in cui vive con i relativi problemi che questo comporta.
Nella società degli umani, il cane che assume il ruolo di capo branco all'interno della famiglia, non si sente responsabile nei confronti del padrone, ma al posto o in alternativa al padrone. Questi atteggiamenti vanno assolutamente repressi per evitare che il cane senta il dovere di assumersi responsabilità che non sarebbe in grado di affrontare. A questo scopo, dobbiamo stabilire se il nostro cane ha intenzione di diventare il nostro capo branco e, immediatamente dopo, dissuaderlo senza offendere la sua dignità di dominante conservando a pieno la sua stima e amicizia.

COME SI CAPISCE SE UN CANE HA UN ATTEGGIAMENTO DI DOMINANZA

Gli atteggiamenti piu' frequenti sono:
-saltare addosso per ribadire la propria superiorità. Va ricordato che l'atteggiamento di poggiare gli arti anteriori sulla groppa del contendente, ha il significato di sottometterlo.
-mancanza di risposte ai comandi del padrone; non si è mai visto un dominante che ubbidisca ai comandi di un subalterno.
-rifiutare il richiamo; anche allontanandoci da lui, simulando il suo abbandono, non è propenso a tornare ma a rimanere isolato.
-giocare violentemente per dimostrare la propria forza, cercando di vincere ogni volta e potando via l'oggetto conteso
-proporre spesso il gioco al fine di dimostrare la propria forza
-giocare anche da solo esibendosi al fine di dimostrare la sua prestanza, senza accettare la partecipazione di nessuno
-scrollare l'oggetto che tiene tra le fauci, simulando l'uccisione della preda
-abbaiare insistentemente per ottenere attenzioni o comunque pretendere qualcosa di cui ritiene averne diritto
-guaire per ottenere facendo leva sulle debolezze del padrone.
-grattare le porte per farsi aprire al fine di evitare l'isolamento dal gruppo.
-aggressività nei confronti degli altri animali della famiglia; lo scopo è di ribadire in continuazione la sua autorità
-sottomissione degli altri animali della famiglia; il capo deve essere uno solo e quindi è importante contrastare ogni velleità da parte dei sottomessi
-aggressività nei confronti di estranei che vengono sempre considerati degli intrusi e quindi dei potenziali aggressori
-intromettersi tra il padrone ed estranei sconosciuti. L'espressione non è gelosia, come intesa da noi umani, ma difesa di qualcosa o di qualcuno considerato di sua proprietà
-precedere il padrone nell'entrare in ambienti nuovi; tutti coloro che sono considerati a lui inferiori, devono sempre seguire
-precedere il padrone nello svoltare gli angoli delle strade
-proteggere il padrone da tutto e da tutti, come difesa della proprietà
-nervosismo in ambienti sconosciuti in quanto si sente investito dell'autorità del capo branco, incaricato di difendere il gruppo
-indipendenza sociale; un vero capo non ha bisogno di nessuno

IMPARARE GIOCANDO

Se s'insegnano i comandi fondamentali e le regole principali attraverso il gioco il cane le apprenderà più velocemente. Non bisogna forzare l'animale ma cercare di educarlo quando è disponibile; il gioco aiuta molto perché fa in modo che il cane apprenda senza che questo diventi per lui una sorta di lavoro. Il principio della ricompensa e della punizione è alla base dell'educazione del cane. Sia la ricompensa
che la punizione hanno un senso se impartite nell’immediatezza dell’azione dell'animale, altrimenti quest’ultimo non assocerà quello che ha fatto a quello che ha ricevuto. E' consigliabile mantenere una certa costanza nei premi come nelle punizioni e fare in modo che una stessa azione sia lodata o condannata in ogni momento da chi è responsabile dell'educazione.

L'USO DEL GUINZAGLIO PER UN CUCCIOLO

Il guinzaglio non deve essere un elemento costrittivo ma solo un accessorio di sicurezza, lasciamo che il cucciolo si abitui gradualmente ad esso non tiriamolo da tutte le parti ma al contrario assecondiamo la sua iniziativa con molta calma, sollecitiamo il cucciolo a seguirci con un giochino o un bocconcino.
Fermiamoci spesso ad accarezzare il cucciolo confermandogli che è divertente uscire con noi.
Una volta che avrà preso confidenza allora decideremo noi dove andare, sempre però con molta dolcezza e molta interazione con lui. Teniamo presente che il guinzaglio é il mezzo di cui l'uomo si serve per portare a passeggio il cane, per addestrarlo e per educarlo, ma molto spesso, purtroppo, anche per punirlo.

Tutto ciò é assolutamente negativo perché il guinzaglio non deve mai essere riconosciuto dal cane come un mezzo di coercizione. Molti, invece, commettono questo errore e ciò non ha affatto una importanza relativa perché con il passare del tempo preclude l'instaurarsi di un corretto rapporto fra educatore e cane. Nel cucciolo, come nell'adulto la punizione inflitta con il guinzaglio determina un trauma cui consegue un comportamento di sottomissione nei confronti dell'uomo nei cui confronti il cucciolo perde la fiducia. In precedenza abbiamo detto che una buona socializzazione rafforza un carattere, il trauma del guinzaglio, se il cane lo riconosce come un mezzo di coercizione precluderà quel giusto rapporto che stiamo cercando di instaurare con il nostro piccolo compagno. Quando questo si verifica in un cucciolo il danno sarà maggiore che in un soggetto adulto; nel soggetto adulto in parte si può rimediare, ma nel cucciolo tutto diventa più difficile.
Il guinzaglio dovrà essere uno strumento che il cane riconosce come un oggetto piacevole.
Sono poche le cose che un educatore deve osservare per ottenere che il proprio cane riconosca nel guinzaglio uno strumento che gli da piacere e gioia; questo il cucciolo lo dimostra quando lo accetta di buon grado nel momento in cui ci accingiamo a portarlo a passeggio, quando viene liberato dal suo recinto per trascorrere qualche momento di gioco con lui. Evitare dunque qualunque forma coercitiva nei confronti del cucciolo o del cane adulto usando il guinzaglio; la sola minaccia con questo mezzo potrebbe causare danni gravissimi sulla psiche, anche se non viene picchiato.

IL CANE HA UNA GRANDE MEMORIA

Non bisogna mai sottovalutare che il cane é dotato di una ferrea memoria; di questa memoria l'educatore può e deve farne buon uso. Quando un cucciolo entra a far parte di una nuova famiglia, con l'aiuto del suo educatore deve impiegare la sua forte memoria per costruire un codice di apprendimento e comunicazione. Un buon educatore dovrà porre attenzione a non consentire che il cucciolo memorizzi situazioni indesiderate, ma sfrutterà la dote naturale dell'animale per sottoporgli e fargli memorizzare situazioni gradite ed utili ai fini della sua educazione.

Se usiamo il guinzaglio tutte le volte che portiamo a passeggio il nostro cucciolo, o comunque fuori di casa o del suo recinto, oppure l'uso di questo strumento avviene già nella fase educativa quando il piccolo viene accompagnato all'esterno per soddisfare i propri bisogni fisiologici, e se abbiamo cura di riporre il guinzaglio sempre nello stesso posto (se in un cassetto sempre in quello, se appeso ad un chiodo, il chiodo sia sempre lo stesso), allora il cane molto in fretta assocerà l'uso del guinzaglio al soddisfacimento dei propri bisogni fisiologici, al piacere della passeggiata e del gioco. La sua memoria lo aiuterà a ricordare dove questo strumento viene riposto dal suo educatore e, con il passare del tempo, il cane in caso di necessità ci farà capire, dirigendosi verso il guinzaglio, che ha impellente bisogno di uscire. Questo, che sembra un gioco, é una corretta forma di educazione che, senza alcuna fatica, eserciteremo nei suoi confronti.
Tutto ciò dovrà essere fatto dopo che il cucciolo abbia familiarizzato ed accettato di buon grado il guinzaglio; una volta in casa faremo in modo che il cane veda dove il guinzaglio viene riposto, così come faremo quando il cane deve uscire per essere accompagnato per la passeggiata. Saranno sufficienti poche volte perché il cane, in caso di un bisogno straordinario rispetto alle sue abitudini, ci faccia capire che vuole uscire e tutto questo lo imparerà senza ricorrere a particolari insegnamenti.

I RIMPROVERI AL CANE

La socievolezza di un cane é strettamente condizionata dalla esperienza del cucciolo nel terzo mese di vita; se durante questo periodo venisse a mancare il contatto con l'uomo il cane rimarrebbe per sempre poco socievole nei suoi confronti e molto difficilmente potrà instaurare con lui quel corretto rapporto che é premessa indispensabile per ottenere risultati positivi nell'addestramento. In tutte le sue
espressioni di gioco il cucciolo ha bisogno di una costante prova di fiducia da parte del suo compagno: se saremo in grado di dimostrargliela e confermargliela tutto procederà bene sia nella formazione del carattere sia per l'instaurazione di un giusto e corretto rapporto. Il cane non tradirà mai il branco, composto da lui e dal suo educatore con il quale collaborerà in buona armonia, come un suo pari razza.
Se viene picchiato il cane perde la fiducia nel suo conduttore. Quando un cane viene picchiato alle percosse si uniscono normalmente imprecazioni o comunque espressioni vocali irritate o alterate, ma non sono le imprecazioni che il cane ricorda e collega con l'azione , bensì il tono alterato della voce unito al dolore. Più ancora del dolore quello che il cane difficilmente dimenticherà è il gesto minaccioso del conduttore. Quel gesto genera una "umiliazione" che può anche deviare un carattere in formazione. Per questo porre in essere atteggiamenti come quelli ora descritti, che opprimono un soggetto nel momento più delicato della sua vita, quello della sua formazione, non é certo il comportamento del cinofilo che si definisce tale. Spesso siamo noi umani ad essere meno intelligenti del nostro amico a 4 zampe. Il cane va rimproverato sempre con maniere decise ma indolori.

Il perdono ha lo stesso valore del rimprovero nell’ambito dell’educazione del cane. La sicurezza di essere inserito in un “branco/famiglia” che vive secondo regole precise, dove esiste qualcuno che, in maniera equilibrata e ferma, le fa rispettare, è fondamentale per mettere l’individuo cane nella condizione di sviluppare in maniera altrettanto equilibrata e armoniosa il suo rapporto con la società umana.Ad un rimprovero deve sempre seguire un perdono perché il gruppo basa la sua forza sulla coesione dei suoi elementi, pochi o tanti che siano. Ogni membro del gruppo deve avere una sua giusta collocazione, tale da permettergli di collaborare con gli altri.Con il perdono si chiude il cerchio apertosi con il rimprovero, se tutto si è svolto in maniera adeguata, il “colpevole” avrà capito l’errore, avrà capito la “punizione” e avrà capito il “perdono” poiché avrete usato “ la sua lingua” nello svolgere un compito che è prerogativa di chi ha la responsabilità del “branco”.





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