giovedì 30 maggio 2013

IL PROFUMO...STORIA, COMPOSIZIONE, USI ED INGREDIENTI

LA STORIA DEL PROFUMO

Profumo è una miscela di una base di alcool o sostanze oleose, con sostanze odorose, il cui uso è principalmente quello di procurare sensazioni olfattive gradevoli, che stimolino un senso di benessere.
Il profumo, in qualità di essenza gradevole, viene utilizzato sia dagli uomini che dalle donne soprattutto per sottolineare la propria personalità, il proprio stile o i propri gusti.
I cosmetici profumati come il Kyphi erano già conosciuti ed utilizzati dagli Egizi circa 5000 anni fa, come attestato da rinvenimenti archeologici nel sito di Luxor.
Profumi vennero ampiamente utilizzati da tutti i popoli del Mediterraneo antico, dai Greci, dai Romani e dagli Arabi. In quest'epoca i profumi erano a base oleosa, in quanto si trattava innanzitutto di proteggere la pelle arsa dal sole. A questa base oleosa si aggiungevano aromi vegetali. I più famosi e pregiati erano la mirra, l'incenso, l' aloe, il nardo, il terebinto, il benzoino. I primi erano coltivati dai Sabei ed altri popoli vicini, ovvero nell'attuale Yemen, gli altri si trovavano anche sulle rive del Mediterraneo.
Nel Medioevo l'uso dei profumi in Europa decadde, sia perché le aree di produzione erano cadute in mano agli Arabi, sia perché la Chiesa Cattolica guardava con sospetto tale consumo voluttuario. L'arte profumiera si sviluppò invece nel mondo islamico ed in particolare in Persia dove fu inventata l'acqua di rose. Anche altri fiori furono utilizzati in ambito musulmano, come le zagare. Si trattava comunque sempre di profumi a base acquosa, stante il divieto islamico in materia di alcool.
A partire dal XIV secolo in poi, la produzione di profumi è nuovamente documentata anche in Europa, in Ungheria e soprattutto a Firenze. Si trattava, ora, di profumi a base alcolica. Fu Caterina de' Medici a portare la profumeria in Francia, infatti andando sposa ad Enrico II di Francia, portò con sé il proprio profumiere, Renato (o Réné) il Fiorentino.
La nascita della moderna arte profumiera avvenne a cavallo fra il Seicento ed il Settecento con l'invenzione dell'acqua di Colonia e con lo sviluppo del centro di produzione profumiera di Grasse, in Provenza, che diventerà il maggior centro di produzione europeo, grazie alle estese coltivazioni di lavanda ed altri fiori. Infatti in quest'epoca si diffusero profumi più delicati di quelli utilizzati nel passato, come appunto la violetta e la lavanda.
Successivamente, nel corso dell'Ottocento e del primo Novecento la varietà delle essenze disponibili aumentò, grazie alle esplorazioni geografiche ed al colonialismo. In quest'epoca si sono diffusi profumi come la vaniglia e l'ylang ylang, coltivati nelle colonie francesi del Madagascar e delle Comore.
Un'ultima rivoluzione è avvenuta nel 1921 quando Coco Chanel ha prodotto il suo primo profumo. Da allora in poi sempre più profumi sono stati prodotti da maisons di abbigliamento, pelleterie ed altri campi del lusso, anziché da ditte specializzate. Quella nel settore cosmetico è stata infatti la prima applicazione del principio del total brand, dell'uso, cioè, di un marchio nato in un settore per prodotti appartenenti ad altri settori merceologici. E tuttora è il campo in cui questo principio viene maggiormente applicato

COMPOSIZIONE

I componenti essenziali di un profumo moderno sono soprattutto l'alcool ed essenze naturali in esso disciolte come l'olio, oppure come sempre più spesso accade, elementi sintetici profumati, chiamati "materie odorose". Al giorno d'oggi, la maggioranza di questi elementi profumati viene prodotta in grandi quantità e perciò a costi ridotti.

Per la composizione di un profumo vengono mescolati insieme da 30 a 80 elementi profumati, scelti fra le circa 200 essenze naturali ed i quasi 2000 elementi sintetici esistenti.


GLI USI

Il profumo viene utilizzato soprattutto per i seguenti scopi:
-Profumo in senso stretto: Le composizioni odorose di profumeria servono spesso a creare benessere personale e come esternazione del proprio carattere.


-Profumo, contenuto in piccole boccette di vetro: generalmente inteso come sali da utilizzarsi come primo soccorso dopo uno choc emozionale. Alcuni profumi naturali moderni possono essere utilizzati
contro i malesseri generalmente causati da spostamenti in mezzi ai quali non si è abituati o contro l’ansia causata da eventi nuovi od imprevisti.



-Materiali profumati, utilizzati nel confezionamento dei profumi, vengono inoltre usati in una grande quantità di prodotti di bellezza. Molti prodotti per il bagno, la cucina, la casa ed il giardino contengono essenze profumate. Prodotti con un odore penetrante e sgradevole, come ad esempio prodotti per le pulizie o le colorazioni per capelli, vengono resi più gradevoli al naso dell'acquirente per mezzo di sostanze profumate. In questo contesto, si parla di profumeria funzionale.




INGREDIENTI

Gli ingredienti fondamentali del profumo sono sostanze odorose sintetiche e naturali ricavate da fiori, frutti, spezie, cortecce, resine, foglie, erbe, muschi, bacche, radici, animali (secrezioni ferine), e dalle cosiddette "note gourmand".

I PIU' UTILIZZATI:

-FIORI: geranio africano, detto anche "becco di cicogna", giacinto, gelsomino (usato solo in processi lunghi e complessi, poiché, ad esempio, una tonnellata di fiori di gelsomino dà origine a un solo chilo
di olio), giacinto notturno (una delle sostanze odorose più care ottenuta tramite la tecnica dell’enfleurage),  lavanda (l’olio eterico più utilizzato nel campo profumiero),mughetto, mimosa, nerolo (ricavato dai fiori delle arance amare), osmanto (altra base immancabile utilizzata in profumeria),tiglio, tuberosa, viola







-FRUTTA: arancia, arancia amara, bergamotto, cocco, fragola, lampone, limetta, limone, mela verde, mirtillo, mora, pesca, pompelmo, prugna





-SPEZIE: anice, olio di corteccia di cannella, cardamomo, coriandolo, noce moscata, papavero (del
quale vengono usate sia le foglie, sia i petali), pimento (pepe di papavero), rosmarino, vaniglia, zenzero




-CORTECCE E RESINE: balsamo di tolu, benzoino o styrax, betula pendula ("cuoio di Russia")
ginepro, laudano (usato spesso nelle composizioni fougère),legno di cedro, legno di rosa, legno di sandalo, mirra, olibano o incenso, olio balsamico peruviano



-FOGLIE, ERBE, MUSCHI, BACCHE, RADICI: alloro, cipresso, galbano, bacche di ginepro,malabar e citronella, muschio d’albero e quercia (che provoca una reazione di calore e persistenza), foglie di tabacco (necessario per note di tabacco autentiche),fava tonka, uva moscatella,vetiver,foglie di violetta




-ANIMALI: ambra grigia, castoreum, moschus (uno degli elementi profumieri più antichi; oggi viene prodotto in modo sintetico),zibetto


-NOTE GOURMAND: cioccolato, caramello, latte, mandorla, miele, zucchero,zucchero filato

Questi ingredienti vengono utilizzati in modo consistente a partire dal XXI secolo

martedì 28 maggio 2013

FAST & FURIOUS 6

Da quando Dominic Toretto e Brian O'Conner hanno effettuato la rapina a Rio e rovinato l'impero di Hernan Reyes, un boss malavitoso ormai proprietario dell'intera città, i due hanno ottenuto 100 milioni di dollari e hanno nascosto le loro tracce scappando in diversi angoli del mondo. Le loro vite sono però incomplete, in quanto, essendo reduci da un colossale furto, non hanno la possibilità di tornare a casa propria e, costretti a vivere in paesi senza estradizione, accettano la proposta che presenta loro l'agente Luke Hobbs, da tempo a caccia di un'organizzazione di piloti mercenari, inseguendoli in una dozzina di paesi. Il capo dell'organizzazione viene aiutato da uno spietato braccio destro, che si rivela l'amore perduto che Dom credeva morto in un incidente, Letty. L'unico modo per fermare il gruppo di criminali è affrontarlo sulla strada. Così Hobbs, recandosi da Dom, gli chiede di rimettere insieme la squadra organizzata a Rio e di recarsi a Londra, al fine di catturare i ricercati. Il compenso proposto sarà l'assoluzione da tutti i loro crimini, in modo che ciascuno di loro abbia la possibilità di ritornare a casa dai familiari. Al di là del compenso, Dom accetta il lavoro per svelare l'incognita che si celava fino a quel momento sulla morte di Letty.



VI CONSIGLIO DI ANDARLO A VEDERE PERCHE' NON VE NE PENTIRETE, DAL 24 MAGGIO AL CINEMA.
                                                                                         S.P

50 ANNI DI BLOWIN' IN THE WIND, IL MANIFESTO DELLA PACE DI BOB DYLAN.

Il 27 maggio 1963 usciva negli Stati Uniti 'The Freewheelin' Bob Dylan', secondo Lp di un ragazzo che si avviava a diventare il più famoso cantautore della sua epoca. Dylan aveva compiuto 22 anni tre giorni prima. Il disco si apriva con una canzone destinata a diventare ancora più famosa del suo autore, Blowin' In The Wind.

«Quante strade deve percorrere un uomo/ prima di poterlo chiamare uomo/ e quanti mari deve navigare una colomba bianca/ prima di dormire nella sabbia/ e quante volte devono volare le palle di cannone/ prima di essere bandite per sempre/ La risposta, amico mio/ soffia nel vento».

Pare che Bob Bylan la scrisse in 10 minuti. Cantò "Blowin' in the wind" davanti a Martin Luther King traformandola in un inno del Movimento per i diritti civili. E' stata interpretata da Stevie Wonder, Sam Cooke, Neil Young, Marlene Dietrich come canzone di protesta. Anche se in realtà lo stesso Dylan, sin da quando la cantò in un club per la prima volta, precisò:  "Questa non è una canzone di protesta o qualcosa del genere. Io non scrivo canzoni di protesta".


Oggi questo "inno" compie 50 anni. Esattamente 50 anni fa Bob Dylan camminava sul palco  di Gerde Folk City nel Greenwich Village e la cantava per la prima volta. La canzone, ispirata al vecchio spiritual "No More Auction Block", inizialmente aveva solo due versi, poi venne ampliata.
Il 27 maggio 1963, esattamente cinquant'anni fa, la Columbia Records pubblicava «The Freewheelin' Bob Dylan», secondo album di Dylan, in cui dodici pezzi su tredici stavolta portavano la firma di Mister Zimmerman.


A questo speciale anniversario è dedicato anche il libro del giornalista Alberto Crespi, si chiama"Quante Strade Bob Dylan e il mezzo secolo di Blowin' in The Wind" ed è edito da Arcana.

'Quante strade' analizza il significato e l'eredità di Blowin' In The Wind per raccontare i 50 anni di storia che ha attraversato. Un percorso nell'America degli anni '60 anche attraverso interviste inedite a Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Furio Colombo, Mariano De Simone, Walter Veltroni, Ernesto Bassignano e Alessandro Portelli.

I 1000 USI DEL BICARBONATO

Bicarbonato è il termine semplice per definire l'idrogenocarbonato di sodio, "il sale dalle mille virtù" in grado di risolvere tanti piccoli e grandi problemi della nostra vita quotidiana. In cucina, in lavatrice,



per la cura della persona, delle piante, dei nostri amici a quattro zampe... gli usi che se ne fanno sono innumerevoli e spesso il suo utilizzo si va a sostituire a quello di detergenti chimici dannosi per la nostra salute e per l'ambiente

CURA DELLA PERSONA

 Per depurare la pelle e renderla vellutata bastano 2-3 cucchiai di bicarbonato nell'acqua della vasca. E' garantito anche l'effetto rilassante!

Per rimuovere i residui di gel, lacca o altri prodotti fissativi dai capelli basterà aggiungere un cucchiaino di bicarbonato al nostro shampoo una volta a settimana.

E' ottimo nell'igiene dei piedi. per un pediluvio rilassante ne bastano 2 cucchiai nell'acqua calda del pediluvio. Per eliminare le cellule morte dai piedi è necessario fare una crema composta da 3 parti di bicarbonato e una di acqua.

Un efficace scrub per tutto il corpo di relizza aggiungendo a 4 cucchiai
di latte detergente due cucchiai di bicarbonato. Con questa miscela si massaggia tutto il corpo e si sciaqua sotto la doccia.
Per avere delle mani sempre in ordine basta sfregare un pizzico di bicarbonato intorno alle unghie.

L'alito fresco è garantito con questo colluttorio tutto naturale: sciogliere un cucchiaino di bicarbonato in un bicchiere di acqua e sciaquare la bocca più volte.

Con un cucchiaio di bicarbonato in un bicchiere d'acqua si crea una miscela ideale per garantire la pulizia e l'igiene delle protesi dentarie.

Se il naso è congestionato dal raffreddore molto efficaci sono le inalazioni di bicarbonato. E' necessario far bollire una pentola d'acqua a cui, una volta raggiunto il bollore, andranno aggiunti 2 cucchiai di bicarbonato. Con la testa coperta respirare i vapori per 5-10 minuti e vi sentirete subito meglio.

IN CUCINA

Per la pulizia e l'igiene del frigorifero non servono prodotti chimici. Basta sciogliere due cucchiai di bicarbonato in 1/2 litro d'acqua e usare questa miscela al posto del detersivo usato normalmente. Con la stessa miscela si può anche pulire il microonde.

Un cucchiaio colmo di bicarbonato nella vaschetta del detersivo della lavatrice renderà ogni bucato morbido e disinfettato ed elimina i cattivi odori (pipì, vomito...) anche dal bucato dei neonati.

Per pulire più facilmente le lame del frullatore, dopo averlo utilizzato è sufficiente aggiungere un po' d'acqua ed un cucchiaio di bicarbonato ed azionarlo per pochi secondi

Ad ogni lavaggio con la lavastoviglie una manciata di bicarbonato sui piatti prima di azionare il programma garantisce un risultato migliore. Per garantire lunga vita a questo elettrodomestico, invece, basterà mandare una volta al mese un risciaquo a vuoto con 100 gr di bicarbonato.
Con il bicarbonato si può fare un lievito naturale per dolci sciogliendo 1/4 di cucchiaino di bicarbonato in 125 gr di yogurt.

Per un bollito più tenero aggiungere all'acqua di cottura un cucchiaino di bicarbonato per ogni litro d'acqua.

Per pulire piastra e griglia del barbecue usare un impasto composto da 3 parti di bicarbonato ed una di acqua.

Aggiungendo la punta di un cucchiaino di bicarbonato ogni tre uova la frittata sarà sofficissima.
Se il detersivo per i piatti è finito il bicarbonato può essere un'ottimo sostituto.

Nella pulizia di frutta e verdura sciogliere 1 cucchiaio di bicarbonato ogni litro d'acqua e lasciare a bagno per almeno 10 minuti.

Per evitare il cattivo odore che si diffonde in tutta la casa ogni volta che cuciniamo il cavolfiore basta aggiungere un cucchiaino di bicarbonato all'acqua di cottura.

PULIZIA DELLA CASA E OGGETTI VARI

Tre parti di bicarbonato e una di acqua formano un'impasto efficace nel rimuovere le macchie difficili. 

Un po' di bicarbonato nel portacenere evita il fastidioso odore di fumo...

Per pulire pettini e spazzole sciogliere 2 cucchiai di bicarbonato in poca acqua calda

Per pulire l'argenteria usare l'impasto composto da una parte d'acqua e 3 di bicarbonato. Applicare con un panno di cotone sulla superfice da pulire, strofinare e sciacquare. La stessa miscela può essere usata per eliminare macchie di te' e caffè dalle tazze di porcellana e muffa e calcare dal box doccia ed altri sanitari.

Dopo l'utilizzo di tende e sacchi a pelo questi si conserveranno meglio se verranno cosparsi con un abbondante strato di bicarbonato.Questo rimedio terrà lontano muffa ed umidità fino alla prossima stagione.

CURA DELLE PIANTE
Una soluzione di acqua e bicarbonato passata sulle foglie delle piante le aiuta a mantenersi pulite e sane.
Per eliminarne i parassiti è utile un composto realizzato con un cucchiaino di bicarbonato aggiunto a 3 cucchiai di olio di oliva. Due cucchiaini di questa miscela vanno aggiunti ad una tazza d'acqua. Il tutto va versato in uno spruzzatoree nebulizzato sulla pianta ogni 20 giorni. Evitare i fiori.



IGIENE DEGLI ANIMALI

Per eliminare i cattivi odori dalle coperte della cuccia del tuo amico a quattro zampe lavale come di consueto aggiungendo, all'acqua del risciacquo, due cucchiai di bicarbonato.
Per un'igiene di tutta la cuccia cospargila di bicarbonato e lascia agire per almeno mezz'ora prima di rimuoverlo (eventualmente con l'aspirapolvere).
Per prevenire i cattivi odori delle lettiere di gatti, uccellini e criceti cospargere sul fondo 300 gr di bicarbonato



mercoledì 22 maggio 2013

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CURIOSITA'... TATUAGGI




Ogni volta che proviamo ad immaginare quali possano essere le origini del tatuaggio, ad ognuno di noi appaiono in rapida successione, nella mente due immagini: le popolazioni primitive o i pirati; fieri come il famosissimo James Cook o irresistibili come Johnny Deep. Ma, iconografia a parte, di una cosa siamo tutti consapevoli ed ugualmente affascinati: il tatuaggio è una delle forme artistiche e di comunicazione tra le più antiche che l'uomo abbia messo a punto. Il termine, di origine polinesiana ("tatau"), significa "battere" o "marchiare", e fa riferimento al movimento che l'apposito strumento a martelletto compie per imprimere sull'epidermide il disegno prescelto, realizzato con dei pigmenti particolari.Alcuni scavi archeologici hanno recentemente dimostrato che i tatuaggi sono patrimonio artistico culturale dell'uomo fin dalle sue origini cavernicole, in tutto il mondo; ad esempio, con il ritrovamento di corpi di uomini e donne vissuti più di sei mila anni fa nelle zone del Nord e Sud America. O ancora, riportando alla luce resti di popolazioni eschimesi, siberiane, cinesi, egiziane e perfino italiane.

Dalla minuziosa e paziente catalogazione di tutti questi "dipinti" sul corpo umano, gli esperti sono giunti ad una serie di affascinanti conclusioni...come per esempio che gli Egizi usavano tatuarsi durante le cerimonie funebri, mentre i Legionari della Roma antica erano soliti tatuarsi sul braccio il nome del proprio generale o dell'imperatore, con la data dell'arruolamento nell'esercito, in concomitanza di una guerra; così come anche i disertori subivano l'onta di essere marchiati per infamia, alla stregua dei prigionieri e degli schiavi. Tra le altre popolazioni, i Celti erano invece propensi a praticare tatuaggi di carattere religioso, raffigurando sui loro corpi gli animali sacri secondo le credenze indigene. I Britanni ( "brith" significa "dipingere") furono invece i primi ad introdurre la variante dei tatuaggi colorati. Tra le popolazioni italiche, furono i primi cristiani ad utilizzare il tatuaggio per affermare con forza il loro Credo, come testimoniato dall'alta percentuale di "tau" (Croce) che contrassegnavano le fronti dei più fervidi seguaci di Cristo. Una moda decisamente osteggiata dalla Chiesa di tutta Europa, che infatti intervenne con una Bolla Papale per vietarne la diffusione. I Turchi, concludendo questa panoramica mondiale su tipologie e motivazioni per cui tatuarsi, erano convinti che un disegno indelebile sul corpo, con evidenti richiami religiosi, avesse la valenza di "lasciapassare" ad una sepoltura nei luoghi sacri all'Islam.

Insomma, oggi come allora, a qualsiasi latitudine, ci si tatuava e si continua a farlo per affermare qualcosa in cui si crede, in cui si spera. Sotto questo aspetto, l'immagine cui si è più propensi a rivolgere un pensiero è quella dei marinai, che usavano fermare sulla propria pelle un periodo della vita, un luogo visitato, una donna amata, da portarsi dietro, fino al prossimo viaggio, non solo impressi nella memoria o nel cuore, ma persino sull'epidermide! Ancora più anticamente, i disegni sul corpo venivano comunemente interpretati come statu symbol per sottolineare la propria appartenenza di ceto e censo sociale.

Oggi... beh, oggi un po' di cose sono cambiate. Come le tecniche, i materiali usati, i luoghi dove fare i tatuaggi, che sono spesso negozi "ad hoc" o studi privati simili, per arredo e conformità alle leggi igienico-sanitarie, a studi medici. Le ragioni sono spesso molto personali, ma genericamente legate ad un fatto di moda, per piacere di più agli altri e a se stessi. "Mappare" il corpo con disegni di vario genere, forme e colori è un po' come fermarsi e fare il punto della situazione, rispondendo a domande ataviche che continuiamo a portarci dentro: chi siamo e soprattutto, dove andiamo.




IL CAFFE' - L'ORIGINE, LA STORIA, VARIETA' E CARATTERISTICHE




Le origini:

In origine, la parola araba "qahwa" identificava una bevanda estratta da alcuni semi che provocava effetti stimolanti ed eccitanti sugli esseri umani. Oggi in arabo con questa parola si indica il caffè.

Molti sostengono che il termine caffè derivi dal nome della regione in cui questa pianta era maggiormente diffusa ovvero la Caffa, nell'Etiopia sud-occidentale.

Oggigiorno i maggiori produttori mondiali di caffè sono, nell'ordine, Brasile, Vietnam, Colombia ed Indonesia. Seguono, con ordine variabile a seconda delle annate, Messico, Guatemala, Honduras, Perù, Etiopia ed India.

Le varietà:



Il caffè è una bevanda che si ottiene dalla torrefazione e macinazione di semi di alcune specie di alberi tropicali (Coffee) appartenenti alla famiglia botanica delle Rubiaceae.

Nel mondo esistono circa un centinaio di specie di Coffee, tuttavia quelle riconosciute importanti ed utili ai fini commerciali sono solo una decina.

Tra di loro queste specie si differenziano per svariati fattori: l'altezza delle piante, la varietà delle foglie, il profumo del fiore, la grossezza ed il colore dei semi, il gusto, il contenuto di caffeina e la resistenza alle avversità climatiche.

Tra di esse le più diffuse, coltivate e conosciute sono la Coffea arabica (meglio conosciuta come "arabica"), la Coffea canephora (meglio conosciuta come "robusta") e la Coffea liberica.

Coffea Arabica


 

Il Coffea Arabica rappresenta i tre quarti della produzione mondiale di caffè. E' originaria dell'Africa e dell'Arabia, è una specie molto pregiata ma al tempo stesso delicata (la sua coltivazione esige cure più intense).
E' coltivata e selezionata da diversi secoli, i suoi semi sono piuttosto piccoli (dalla forma appiattita ed allungata), di colore verde-rame e di un profumo intenso.
Cresce rigogliosamente in terreni ricchi di minerali ad una temperatura ideale di 20°C.
Il caffè ricavato dall'Arabica è un caffè "corposo" e ricco di aroma, dal sapore dolce, dalla crema color nocciola ed una gradevole punta di amaro.
Ricordiamo infine che la miscela Arabica, la più pregiata ed apprezzata nel mondo, contiene un tasso di caffeina tre volte minore rispetto a quello contenuto nella Robusta e molto inferiore a quello di altre specie di larga diffusione.

Coffea Robusta



Il Coffea Robusta è una pianta originaria dell'Africa tropicale e ad oggi molto coltivata grazie alle sue doti di adattabilità (possiede una crescita rapida ed è molto resistente a parassiti e condizioni climatiche differenti da quelle d'origine).
Possiede semi di forma tondeggiante, irregolari e di color variabile dal marrone al grigioverde.
Cresce in altitudini tra il livello del mare ed i 600/700 metri e le sue piante possono superare i 10 metri d'altezza.
Il caffè ottenuto da questa specie è un caffè più leggero e meno corposo dell'Arabica ed il suo gusto spesso richiama i sapori ed i profumi delle terre d'origine.

Coffea Liberica




Tra le specie di coffea meno diffuse, la più importante è Coffea liberica.
Questa specie originaria dell'Africa è coltivata soprattutto nell'area asiatica tra Indonesia e Filippine.

Coffea Excelsa

Originaria dell'Africa, e di recente scoperta (1903), ad oggi si pensa che sia solo una varietà della Coffea liberica.

Coffea Stenophylla

Originaria dell'Africa occidentale, questa varietà molto resistente alla siccità, viene coltivata solo localmente

Coffea Mauritiana

E' il classico caffè marrone dell'Isola Maurizio e della vicina Isola della Riunione.

La storia del caffè:

Fino al secolo XIX non era certo quale fosse il luogo dove la pianta del caffè ebbe origine, oltre all'Etiopia e le regioni dell'Africa orientale si ipotizzava la Persia e lo Yemen.

Sull'origine del caffè esistono molte leggende, la più conosciuta dice che un pastore chiamato Kaldi portava a pascolare le capre in Etiopia ed un giorno queste, incontrando una pianta di caffè, cominciarono a mangiare le bacche ed a masticare le foglie.

Arrivata la notte le capre anziché dormire si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora. Vedendo questo il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta mangiati dal suo gregge, li macinò e, dopo averne fatta un'infusione, ottenne il caffè.

Le capacità eccitanti della bevanda furono presto sfruttate in ambito religioso per le veglie notturne e la bevanda fu grandemente apprezzata dai mistici sufi nello Yemen, già intorno al 1450.

Nel XV secolo questa bevanda cominciò a diffondersi in Medio Oriente prima (a Damasco, al Cairo e ad Instambul veniva consumata regolarmente nei luoghi d'incontro) e successivamente in Europa e nelle Americhe.

I primi europei a descrivere la pianta di caffè furono il botanico tedesco Leonard Rauwolf, in un libro pubblicato nel 1583 e l'italiano Prospero Alpini, nel suo libro De Medicina Aegyptiorum del 1591.

Prospero Alpini non parla però delle bacche della pianta di caffè, descritte in seguito da Charles de L'Écluse, nel 1605.

Venezia, per i suoi rapporti commerciali in Oriente fu la prima città a far uso del caffè in Italia, probabilmente sin dall'inizio del XVI secolo. Le prime botteghe del caffè nacquero però solo nel 1645. Nel XVII secolo, a Londra ed a Parigi una libbra di caffè costava fino a 40 scudi.

Verso la metà del XVII secolo il caffè cominciò ad essere importato e consumato in Inghilterra e vennero quindi aperti i primi caffè (coffeehouse). Nel 1663 in Inghilterra i coffeehouse erano un'ottantina e aumentarono rapidamente sino ad arrivare a circa 3000 nel 1715.

I caffè divennero presto luoghi dove nascevano e si diffondevano idee liberali, erano frequentati da scrittori, politici e filosofi e si diffusero in tutto il resto dell'Europa.


Nel 1670 a Berlino venne aperto il primo caffè e 16 anni dopo venne aperto a Parigi.

Nel 1684 Franciszek Jerzy Kulczycki, soldato polacco, aprì a Vienna la prima bottega del caffè.

Nel 1689 venne aperto il primo caffè negli Stati Uniti, a Boston. Nel 1696 il ne venne aperto uno a New York, The King's Arms.

Verso il 1700 ogni città europea aveva almeno un caffè.

In Olanda, la Compagnia delle Indie Orientali incominciò a coltivare il caffè verso la fine del XVII secolo, presso Giava utilizzando semi provenienti dallo Yemen.

Nel 1706 alcune piantine di caffè vennero trasferite da Giava al giardino botanico di Amsterdam, e da lì, nel 1713, una piantina arrivò in Francia.

Nel 1720 un ufficiale della marina francese, salpò alla volta dei Caraibi con qualche piantina di caffè. Negli anni seguenti le piante di caffè si diffusero rapidamente in tutta l'America Centrale: Haiti, Guadalupa, Giamaica, Cuba e Porto Rico. Nello stesso periodo gli olandesi trasportarono il caffè in un'altra loro colonia e da qui entrò nella Guiana Francese e poi in Brasile, dove, nel 1727, vennero create le prime piantagioni di caffè.

I metodi di raccolta e di lavorazione

 

Nei paesi dell'America Centrale, in Etiopia e in Kenya, i caffè più pregiati vengono raccolti con un metodo chiamato "picking". Il picking consiste nello staccare dalla pianta del caffè solo le ciliegie mature e sane. Le bacche vengono poi spolpate, lasciate a fermentare un paio di giorni e successivamente lavate con acqua. In seguito, i chicchi che presentano ancora una pellicola di protezione, vengono lasciati ad essiccare al sole e insaccati in attesa della decorticazione. La decorticazione è la fase di lavorazione che li trasforma in chicchi crudi pronti per la torrefazione.

In Brasile invece, essendo il costo della manodopera molto più elevato, questo sistema diventa antieconomico e il metodo di raccolta più diffuso è lo "stripping". Lo stripping consiste nello strappare dal ramo tutte le ciliegie, indipendentemente dal loro grado di maturazione. Le bacche vengono fatte seccare al sole per diversi giorni e poi decorticate. La scelta dei chicchi viene eseguita con diversi metodi, in genere elettronici.

La torrefazione



La tostatura del caffè avviene con l'utilizzo di aria calda (circa 200° C). I chicchi galleggiano quindi nel flusso di aria calda e nel giro di 4 o 5 minuti si arrostiscono in modo uniforme. Durante la torrefazione i chicchi di caffè subiscono diverse modifiche:
perdita di peso, dovuta all'evaporazione dell'acqua e di alcune sostanze volatili;
aumento del volume rispetto al prodotto crudo;
formazione di una colorazione bruno-nerastra, dovuta alla carbonizzazione della cellulosa ed alla caramellizzazione degli zuccheri;
comparsa, sulla superficie dei chicchi, di un olio brunastro (il caffeone), che determina il caratteristico aroma;
leggera perdita di caffeina dovuta al calore.
All'aumentare della temperatura di tostatura del caffè, diminuisce il contenuto di caffeina dei chicchi. La tostatura inoltre aumenta la friabilità del prodotto rendendo più agevole la macinazione dei chicchi.

Le miscele



Le miscele di caffè vengono ottenute mescolando vari tipi di caffè provenienti da zone diverse.

Ottenere delle buone miscele è l'attività dei degustatori specializzati, i quali, con il loro senso del gusto e dell'olfatto raffinati dall'esperienza, hanno il compito di decidere sia l'acquisto delle partite che di determinare i tipi e le quantità di caffè torrefatto necessari ad ottenere la miscela desiderata, in relazione al gusto che si vuole imprimere al caffè: vellutato, addolcito, fine, completo, fragrante, profumato, corposo, pastoso, persistente...

La miscelazione è un'arte e costituisce da sempre un segreto per ogni esperto di torrefazione.


venerdì 10 maggio 2013

BERGAMO ALTA









Piazza Vecchia - Bergamo Alta

Piazza Vecchia è il simbolo della città. Formatasi già nel '300, raggiunge la sua forma attuale durante la dominazione veneta. Sul lato meridionale della piazza domina il Palazzo della Ragione, simbolo dell’età comunale; sulla destra svetta la torre civica (XII-XV), altrimenti nota come “il Campanone”, e si colloca l’antica Domus Suardorum (XIV-XV), oggi sede dell’Università di Bergamo. Il lato settentrionale della piazza è chiuso da un palazzo seicentesco con facciata in marmo bianco. Realizzato come sede del Municipio, l’edificio ospita oggi la Biblioteca Civica “A.Mai” che dispone di circa mezzo milione di volumi e conserva una preziosa Raccolta Tassiana. Completa la scenografica piazza l’elegante fontana dono del Podestà veneto Alvise Contarini (XVIII).



Dietro il Palazzo della Ragione, si apre la Piazzetta del Duomo su cui si affacciano monumenti di grande importanza.  Il Duomo, nato da un progetto del Filarete, fu più volte modificato nel corso dei secoli. La decorazione interna fu completata solo a fine 800. Pregevoli la cappella del Crocifisso, che conserva un crocifisso del '500, e l'abside dove sono collocate sette grandi tele fra cui Il martirio di S.Giovanni Episcopo di G.B. Tiepolo.  Sulla Piazzetta del Duomo un protiro in marmo policromo con leoni stilofori, opera di Giovanni da Campione, segnala l’accesso alla Basilica di S.Maria Maggiore (XII). All'interno preziosi arazzi, un confessionale barocco eseguito da Andrea Fantoni, la tomba di Gaetano Donizetti e del suo maestro Simon Mayr. Di grande pregio sono le tarsie di coro e iconostasi eseguite nel '500 su disegni di Lorenzo Lotto da G.F. Capoferri e Giovanni Belli.
Attigua alla Basilica si trova la Cappella Colleoni (XV). Realizzata su progetto di G.B.Amadeo la cappella è il mausoleo del celebre condottiero Bartolomeo Colleoni. La facciata in marmi policromi si raccorda al protiro della basilica e la ricca decorazione, mentre rimanda all’avventurosa vita del condottiero, rappresenta un magnifico esempio di rinascimento lombardo.
A lato della Cappella Colleoni una scalinata conduce all’ingresso della Curia Vescovile. Attraversata l'Aula della Curia, un ambiente riccamente affrescato (XI –XII), si accede ad un cortile al centro del quale si trova il tempietto di S. Croce costruito intorno all'XI secolo e rimaneggiato nel '500.
Ultimo edificio ad ornare la Piazzetta del Duomo è il battistero. Costruito nel 1340 da G. da Campione come vasca battesimale per la basilica fu, dopo varie vicissitudini, ricostruito nel luogo in cui si ora trova. L'interno presenta interessanti altorilievi raffiguranti la vita di Cristo. Il fonte battesimale e la statua di S Giovanni Battista sono di G. da Campione.



Basilica di Santa Maria Maggiore - Bergamo Alta

Situata nel cuore di città alta la Basilica di S. Maria Maggiore è ritenuta il più importante monumento della città.

La collocazione stessa al centro dell'abitato denota l'importanza di questo edificio di culto. Piazza Duomo fu per lungo tempo, fino alla costruzione della vicina Piazza Vecchia, il fulcro della vita civile e religiosa della città, vi si affacciano il Duomo, la Basilica e il Palazzo della Ragione.
Costruita nel XII sec. per voto alla Vergine la basilica ha conservato all'esterno la struttura romanica originaria. L’impianto è a croce greca, ma l'interno, modificato nel '500 e nel '600, si presenta suntuoso. Molti artisti vi hanno lavorato: lombardi, veneti, toscani e anche stranieri. Due sono gli accessi alla basilica ornati dagli splendidi protiri in marmi policromi opera di Giovanni da Campione (1353-60).    L’interno è ricco di opere di grande pregio. Gli stalli del coro e le tarsie dell’iconostasi, che raffigurano racconti biblici, sono stati eseguiti tra il 1524 e il 1555 su disegno di Lorenzo Lotto dai maestri intagliatori G. F. Capoferri e G. Belli: le differenti cromie sono date dal diverso tipo di legno, mentre sfumature di colore e profondità d’immagine sono ottenute con infusi d’erbe e utilizzo di sabbia calda.    Nel transetto sono affreschi trecenteschi di autore ignoto di scuola lombarda (Storie di S. Egidio, L'ultima cena, L’albero di S. Bonaventura). Sempre di artista ignoto è il grande Crocifisso del '300 che pende sulla balaustra del presbiterio.   Splendidi arazzi fiorentini e di provenienza fiamminga ornano le pareti della basilica. Al termine della navata centrale si collocano i monumenti funebri del celebre compositore G. Donizetti e del suo maestro Simone Mayr.     Nella navata sinistra il prezioso confessionale barocco di Andrea Fantoni (1704-1705) presenta un'apologia della confessione.



La Cappella Colleoni - Bergamo Alta

La Cappella Colleoni viene costruita nel 1472 quando Bartolomeo Colleoni, già famoso condottiero al soldo della Serenissima e Capitano generale dell’esercito veneto decide di edificare il proprio mausoleo. Superando il rifiuto opposto dai canonici della basilica il Colleoni fa demolire dai suoi soldati la sacrestia di S. Maria Maggiore dando così inizio ai lavori.






Uomo colto ed aggiornato il Colleoni progetta un monumento che, collocandosi nel cuore dello spazio cittadino, avrebbe determinato nuove prospettive (proprio per questo si era progettata sin dal 1474 la demolizione del Palazzo della Ragione).La realizzazione del progetto viene affidata a Giovanni Antonio Amadeo, scultore-architetto impegnato nella grande fabbrica della Certosa di Pavia. Il compito si presenta tuttavia assai complesso: si tratta di organizzare uno spazio sacro che conservi le spoglie del capitano, che sia adatto alla celebrazione degli uffici divini e che trovi infine un accordo formale con la basilica cui si affianca. E così il tamburo ottagono della cappella e l'aguzza cuspide della lanterna richiamano le fantasiose terminazioni della basilica, mentre l'esuberante policromia della facciata riprende, nei colori e nei materiali, il portale trecentesco della basilica opera di Giovanni da Campione." Gli interessi intellettuali del Colleoni si incontrano e infine si integrano con la disponibilità alla sperimentazione figurativa dell'Amadeo dando vita alla Cappella Colleoni: un’opera singolare, fatta di rigore e trasgressione, raffinatezze ed esibizionismi. (Walter Barbero).
Nell’interno la monumentale tomba del Colleoni presenta due arche sovrapposte inserite in un arco trionfale, una rielaborazione delle monumentali tombe gotiche i cui caratteri più spiccatamente rinascimentali sono tuttavia riconoscibili nei bassorilievi e nelle sculture, testimonianza delle straordinarie capacità plastiche dell'Amadeo. Sul secondo sarcofago statua equestre in legno del Colleoni realizzata da Sisto e Siry da Norimberga nel 1501. Nella cupola, nei pennacchi e nelle lunette della volta splendidi affreschi di G.B.Tiepolo (1733) raffiguranti virtù ed episodi della vita di S.Giovanni Battista .    Sulla parete di sinistra la Tomba di Medea, figlia prediletta del Colleoni, opera dell'Amadeo: sul fronte, in altorilievo, La Pietà (1470). Sotto: bancale in noce con tarsie bibliche di G. Caniana (1785).    Nel presbiterio altare di B. Manni 1676 con mensa disegnata da L. Pollak; nelle lunette Martirio di S. Bartolomeo di G. B. Tiepolo e S. Marco Evangelista del Tiepolo. Alle pareti: La Sacra Famiglia di M. A. Kauffmann; banchi in legno con intagli di G. A. Sanz e tarsie bibliche dei Caniana del 1773.



Le mura venete - Bergamo Alta

Le mura di Città Alta, esistenti già in epoca romana, documentate nel VIII secolo, vennero ricostruite nel corso del medioevo e più volte rimaneggiate e modificate. Della cinta romana sono rimaste alcune tracce ancora oggi visibili in via Vàgine, sotto il convento di S. Grata e a sinistra dei viale delle Mura ad ovest dei tracciato della funicolare (ex via degli Anditi).
Agli inizi dei '500 le mura si trovavano in condizioni di estrema decadenza. Nel 1556 il Senato della Repubblica di Venezia, che da oltre un secolo deteneva il dominio politico e territoriale di Bergamo, decise di procedere alla ricostruzione integrale della cinta di fortificazione della città.






L'obiettivo politico dei veneziani era di rafforzare il confine dei loro territorio di Terraferma di cui Bergamo costituiva l'estremità orientale nonché il presidio più vicino all'avversato Impero Spagnolo. Occupata nella lotta contro i Turchi sul fronte opposto, Venezia manifestò in questo modo il suo intento di non espandersi ulteriormente in Lombardia. Abbandonato un iniziale progetto di parziale ricostruzione e rimaneggiamento delle mura medioevali, per il quale furono consulenti anche l'Orologi e il Malacrida e che portò nel 1561 alla realizzazione dei Forte di S. Marco e di cinque nuovi bastioni, la Serenissima stabilì di realizzare una fortificazione in pietra bastionata continua.
Per l'edificazione della cinta vennero demoliti oltre 250 singoli edifici ed alterate nel loro aspetto naturale alcune zone di Città Alta. Le demolizioni si resero necessarie per risparmiare le spese di costruzione, per accorciare i tempi di realizzazione e, in alcuni tratti, per la mancanza di soluzioni alternative possibili. Andarono così perdute importanti opere e monumenti storici come la cattedrale paleocristiana di S. Alessandro assieme a 80 case di Borgo Canale, le chiese di S. Lorenzo, con 59 case del borgo omonimo, S. Giacomo, S. Pietro, S. Stefano con il monastero (trasferito nel 1571 nell'attuale monastero di S. Bartolomeo in Città Bassa), SS. Barnaba e Lorenzino nelle vicinanze della porta di S. Giacomo e la fognatura d'epoca romana.   Nel 1574 le case di Bergamo erano 445 corrispondenti a circa la metà di quelle esistenti prima della costruzione delle mura il cui perimetro venne completato nel 1588 sotto la guida dei generale Sforza Pallavicino. Le mura, che costituiscono una delle più significative fortezze realizzate da Venezia in terraferma, non vennero mai utilizzate per azioni militari pur essendo il risultato di concezioni difensive all' avanguardia per quei tempi.    Lasciate così ad uso civile ad iniziare dal secolo scorso vennero demilitarizzate e attorno ad esse si realizzò il viale interno, ombreggiato da ippocastani e platani e si provvide all'abolizione dei terrapieni ed alla riduzione ad area verde delle zone sovrastanti gli spalti e i baluardi.    Al di sotto delle mura vennero consolidate quelle attività agricole ed orticole, già esistenti, che donano ancora oggi all'ambiente una bellezza paesaggistica unica nel suo genere. Le mura, oggi in parte proprietà comunale e in parte demaniali, vennero ripulite per intero ed in parte restaurate nel 1976 su iniziativa del l'Azienda Autonoma di Soggiorno e per alcuni tratti anche nel 1984.   La visita ai sotterranei e alle cannoniere delle mura è possibile solo, previa prenotazione, con l'accompagnamento degli esperti del Gruppo Speleologico 'Le Nottole'.